giovedì 29 settembre 2011

Buon "viaggio", Wild















E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio.
(Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio)

giovedì 15 settembre 2011

Nella stagione che illumina il viso

Anche oggi, anche in questa giornata dal retrogusto settembrino, l'Ave Maria di Faber si introduce in me e mi eleva al di sopra delle aspettative, delle lontananze, delle incertezze e dei perché. Mi ricorda che sono nella stagione del non definito, del possibile e dell'impossibile, dell'immediato futuro e del tenero passato. 
Sì, Maria; sì, Aska: questo è il momento di essere donna. Di amare, di vivere, di sperare come donna. Ora e qui, in questo presente scivoloso. 

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

mercoledì 7 settembre 2011

Emshab

Ci sono passati e luoghi di cui non riesci proprio a liberarti. Tornano, irrompono, sconvolgono, e forse tra qualche tempo ti lacereranno nuovamente. Prima che perdano vigore e si smarriscano tra la nebbia della memoria ci vorranno di nuovo tante energie, molto tempo e un grande coraggio. Ma che importa, intanto sono il tuo imprevisto presente. Straordinario presente.
Quando la vita mescola i tuoi ricordi e tu ti ritrovi ad emozionarti ancora una volta: emshab (stasera) e chissà ancora per quanto ancora.





lunedì 5 settembre 2011

Com'era verde la nostra valle




E lasciò la città natale dalle vie tortuose, dai frontoni intorno ai quali sibilava il vento umido, lasciò la fontana e il vecchio noce del giardino, i fidi compagni della sua giovinezza, lasciò anche il mare che amava tanto, e non ne provò alcun dolore. Perchè era diventato grande e avveduto, aveva capito che cosa era essenziale per lui ed era pieno di scherno per la vita bassa e prosaica che lo aveva tenuto per tanto tempo legato a sé.
(Tonio Kroger, Thomas Mann)




Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo
accompagna il mattino.

(Agonia, Cesare Pavese)





E in ogni caso ricordati che non è solo la saggezza dei soffitti ad essere infinita,
lo sono anche le sorprese della vita.

(Tutti i nomi, José Saramago)







Quante volte ho cercato il sole, quante volte ho mangiato il sale,
la città aveva mille sguardi io sognavo montagne verdi.
(Montagne verdi, Marcella Bella)



Il testamento del momento presente

Sotto una piccola stella

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto, se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti, se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.

Wislawa Szymborska