sabato 31 dicembre 2011

Buon 2012

Il presepe vivente di Morcone (BN) 3 e 4 gennaio.


http://www.presepenelpresepe.org/

Prendi un paese che di notte sembra un grappolo di luci appeso al cielo, prendi un centro storico con strette stradine lastricate in pietra, con piccoli slarghi e vecchi terranei, prendi degli artigiani che con maestria lavorano materiali diversi ricavandone piccoli capolavori; metti gli ingredienti in una radura selvaggia e suggestiva, sormontata da una roccia maestosa ed inquietante… Diluisci il composto così ottenuto con l'acqua gelida e mormorante di un freddo torrente… Mescola tutto con un po’ di fantasia, tanta caparbietà, amore per la propria terra, spirito di sacrificio…. Metti a cuocere in una capanna a temperatura non elevata magari riscaldata dal fiato di un bue ed un asinello… Dopo una lunga cottura sforna il Presepe Vivente di Morcone ed offrilo ancora caldo a migliaia di persone….
Anno dopo anno, come un delicato soufflé, la ricetta si ripete sempre uguale per la grandezza del messaggio che reca agli uomini, sempre uguale ma insaporito da ingredienti sempre più pregiati e ricercati. Il rigido inverno morconese da 29 anni sforna questo piatto unico e tipico: Il Presepe nel Presepe; la nascita del Bambino Gesù lasciava estasiato san Pio da Pietrelcina il quale soleva dire che a Natale tutti devono essere felici…e la gente di Morcone si fa interprete del messaggio di Dio che duemila anni fa donò il proprio figlio per la salvezza dell'uomo. E mentre il pianto dell'ultimo maschio nato a Morcone si diffonde nella radura della Natività, il visitatore satollo per il piatto appena gustato non può fare a meno di ripensare al 3 e 4 gennaio per riassaggiare questa golosità. Per lui e per tutti l'altoparlante continua a ripetere: "Ricorda, siamo ad attenderti a Morcone agli inizi di ogni anno, insieme a Lui che è sempre pronto ad accoglierci in ogni momento della nostra vita".
Bruno La Marra

venerdì 30 dicembre 2011

Elenco dei grazie 2011

Anche quest'anno voglio compilare un elenco per ringraziare le persone che mi sono state più vicine, quelle che con la loro presenza, il loro affetto, le loro parole hanno contribuito ad armonizzarmi l'esistenza. L'elenco contiene solo alcuni nomi, scrivere di tutti sarebbe stato troppo noioso. Ho scelto quelli più significativi, quelli più rappresentativi. Pertanto mi perdonino coloro che non sono presenti, essi sono comunque nel mio cuore.
Spero che a tutti, ma proprio a tutti, possa arrivare la mia riconoscenza. Grazie per avermi voluta bene in questo 2011.

1) Grazie ad Antonella e Francesco, semplicemente perché sono la mia famiglia.

2) Grazie a Giovanni e Valeria, custodi della mia anima, sempre pronti a sostenermi, a incoraggirmi, a coccolarmi. La vostra casa e la vostra famiglia sono il mio rifugio, il mio necessario rifugio. Non dimenticherò mai quando a luglio mi avete stretto nel vostro abbraccio, asciugando ogni singola lacrima. Giuseppe fa il resto, per lui zia Mina farebbe qualsiasi cosa.

3) Grazie a Stefano, sei tu il mio 2011. Sei ricomparso nella mia vita dopo 15 anni di silenzio in una calda sera di agosto mentre piangevo per un altro ragazzo, e mi hai trascinata in questa folle storia a distanza, insegnandomi a voler bene in modo semplice e al contempo straordinario. Il ragazzo dalle poche parole che ha saputo parlarmi meglio di chiunque altro, il mio Stefano.

4) Grazie a Stefano, un insostituibile punto di riferimento. Quanto mi sono vitali il tuo affetto e i tuoi consigli per la crescita della mia cultura e della mia persona.

5) Grazie a Martina, Alba, Alessia, Giustina, Giovanna e Maria, le mie amiche di infanzia. Ci siete sempre state e continuate ad esserci - sempre a "quel" livello. E' stato bello poter condividere con voi i primi momenti con Stefano, il vostro tifo è stato superbo.

6) Grazie a Maria Antonia, Antonella, Silvia, Emy, Daphne e Ester, amiche del secondo decennio della mia vita. Anche in questo anno mi siete state fondamentali. Siete il mio presente.

7) Grazie a Cecilia, perché testimonia che anche sul lavoro è possibile instaurare rapporti straordinari. Abbiamo lavorato in un clima di stima e di fiducia reciproca, non dubitando mai della preparazione e del lavoro dell'altra. E grazie a Rosa e padre Giuseppe per avermi dato sempre tanta tanta fiducia.

8) Grazie ai miei studenti. Quante volte il vostro "grazie maestra" a fine lezione mi ha colorato la giornata di gioia immensa. Ringrazio in particolare i miei studenti preferiti (perché è vero che gli insegnanti hanno i propri alunni del cuore): Masiullah, Ajmal, Joy e Isak. Siete proprio belli!

9) Grazie a Sara, la mia coinquilina, perché insieme abbiamo pianto attorno al tavolo della nostra cucina per amori che stavano fallendo; e per aver poi sprizzato la casa di felicità per la nascita di nuovi sentimenti: tutto insieme, tutto contemporaneamente.

10) Grazie a Simone e Alberto, perché l'affetto e la stima resta anche dopo un coinvolgimento sentimentale.

mercoledì 28 dicembre 2011

Wisława

Ella in cielo

Pregava Dio,
pregava con fervore
perché facesse di lei
una felice ragazza bianca.
E se ormai è tardi per tali cambiamenti,
allora, Signore Iddio, guarda quanto peso
e toglimene almeno la metà.
Ma Dio, benevolo, disse: No.
Le posò soltanto la mano sul cuore,
le guardò in gola, le carezzò il capo.
E quando tutto sarò compiuto - aggiunse -
mi allieterai venendo a me,
mia nera gioia, tronco colmo di canto.

Wisława Szymborska (Bnin, 2 luglio 1923) è una poetessa e saggista polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996.



Mal preparata all'onere di vivere,
reggo a fatica il ritmo imposto dall'azione.
Improvviso, benché detesti improvvisare.
Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
Il mio modo di fare sa di provinciale.
I miei istinti hanno del dilettante.
L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
Sento come crudeli le attenuanti.
(da Una vita all'istante)


Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
(da Nulla due volte)

sabato 24 dicembre 2011

Il mio Natale con voi

Il mio pensiero va a quanti di voi sono in un momento delicato della vita, a quanti questa festa non riempie il cuore ma ricorda solo il proprio dolore, il proprio turbamento, la proprio solitudine.
A tutti voi vorrei che arrivasse il mio abbraccio più caldo, il mio sorriso più intenso.
Sono con te Tullio che affronti un momento di fatica, con te zia Maria che questo Natale ti sentirai ancora più sola, con voi Antonella e Corrada per la scomparsa di vostro zio, con te Stefano che passarai questa festa in un cantiere, con te Domenico che sei in missione in Afghanistan, con te che ti senti tanto tanto abbandonato.
Il mio Natale è con voi.

venerdì 23 dicembre 2011

BUON NATALE

Canto di natale




Natale - Francesco De Gregori

C'è la luna sui tetti e c'è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica, tra due giorni Natale
ci scommetto dal freddo che fa.
E da dietro la porta sento uno che sale
ma si ferma due piani più giù
un peccato davvero ma io già lo sapevo
che comunque non potevi esser tu
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.
E tu scrivimi, scrivimi per il bene che conti
per i conti che non tornano mai
se ti scappa un sorriso e ti si ferma sul viso
quell'allegra tristezza che ci hai
Qui la gente va veloce ed il tempo corre piano
come un treno dentro a una galleria
tra due giorni è Natale e non va bene e non va male
buonanotte torna presto e così sia.
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.

lunedì 19 dicembre 2011

L'Italia sono anch'io Piemonte

Lo scrittore che diventò presidente: Václav Havel

Un paio di anni fa ho svolto un tirocinio presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Nella sala di scienze giuridiche e sociali, ove scelsi volutamente di lavorare, c'era una bibliotecaria che aveva la capacità di alimentare la mia fantasia quotidianamente grazie al modo in cui si agghindava (restavo a bocca aperta per le sue collane, i suoi bracciali in stile etnico - costoso, i suoi vestiti rossi), alla sua lunga chioma fulva e soprattutto alla sua vita. Aveva un passato da militante del PCI e da femminista, e un presente votato al sociale e a piangersi addosso per le sventure coniugali. Quando riusciva a sottrarmi alla responsabile della sala, mi braccava con i suoi racconti riguardanti le varie battaglie tenute in giro per il mondo. "Dott. ssa F., in questo periodo sto leggendo la biografia di una scrittrice del Nicaragua", "Oddio il Nicaragua! Ricordo quando siamo andati in Nicaragua a fare la marcia per la pace. Avevamo lo scalo a Mosca, era il 24 dicembre...". Facevo sempre così: le offrivo degli spunti affinché mi aprisse una finestra sull'ardore per i diritti civili della sua generazione, su quell'ardore per le cose da cambiare che la mia generazione sembra non conoscere.
La mattina, appena arrivata, mi passava L'Unità. Un giorno mi fermai a lungo a leggere la pagina della cultura: c'era un articolo sul Václav Havel drammaturgo. Ricordo che, una volta a casa, presi la lista dei libri da leggere e inserii subito alcune sue opere. Ogni volta che penso alla mia amica bibliotecaria rossa, penso sempre al proposito di esplorare l'Havel scrittore. Chissà perché, strani meccanismi tengono assieme i miei ricordi e i miei propositi.
Alla notizia della scomparsa dell'autore ceco sono andata a prendere la mia famosa lista: "Il potere dei senza potere" e "Lettere ad Olga" sono sempre lì, in bella vista. E' giunto il tempo di adempiere a quel vecchio desiderio di conoscenza. Penso che il 2012 possa essere l'anno giusto per il nostro incontro.
Intanto, mi sembrava doveroso ricordarlo in questo spazio. Evito di fare accenni alla rivoluzione di velluto, al muro di Berlino e a quant'altro riguardi la sfera politica di quest'uomo, voglio solo fermarmi a salutare lo scrittore Havel, lo scrittore che divenne presidente.

La Speranza

O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
è una dimensione dell'anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.




Essere vittoriosi grazie alle proprie sconfitte.
(Lettere a Olga, 1988)

sabato 17 dicembre 2011

Alfonsina

Due Parole

All’orecchio questa notte mi hai detto due parole
comuni. Due parole stanche
di essere dette. Parole
che da vecchie si son fatte nuove.

Due parole così dolci, che la luna che passava
filtrando tra i rami
nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci
che una formica mi cammina sul collo e resto immobile
non provo nemmeno a scacciarla.

Due parole così dolci
che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita!
Così dolci e così mansuete
che oli profumati scorrono sul corpo.

Così dolci e così belle
che nervose, le mie dita,
si muovono verso il cielo imitando una forbice.

Vorrebbero le mie dita
tagliare stelle.

(Il dolce danno, 1918)




Al di sopra di tutto amo la tua anima. Attraverso il velo della tua carne la vedo brillare nell’oscurità: mi avvolge, mi trasforma, mi satura, mi affascina. Allora parlo per sentire che esisto, perché se non parlassi la mia lingua si paralizzerebbe, il mio cuore smetterebbe di palpitare, tutta mi disseccherei abbagliata.
(Poesie d'amore, 1926)


Alfonsina Storni (1892 - 1938), di origini ticinesi, è stata una poetessa, drammaturga e giornalista argentina.
Alla sua morte per annegamento volontario in mare Ariel Ramirez ha dedicato la canzona "Alfonsina y el mar", la cui interpretazione più intensa è stata quella di Mercedes Sosa.


martedì 13 dicembre 2011

Profeta di ieri e di oggi

Capi d'accusa:

"indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza), responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell'esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, responsabilità del decadimento della Chiesa, e infine, oltre a tutto il resto, magari, distribuzione borbonica di cariche pubbliche ad adulatori.
Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro Paese".
(Pier Paolo Pasolini, il Mondo, 28 agosto 1975).

Questi, secondo Pasolini, sarebbero stati i reati commessi dai governanti democristiani, per i quali sarebbe stato giusto un processo penale. Leggendo questo suo articolo del 1975 non ho potuto non pensare a quanto di simile e di peggiore sia stato commesso successivamente.
In un altro articolo guarda con profondo rammarico alla società italiana ormai guidata soltanto dal "laicismo consumistico". E' quell'appiattimento culturale che ha permesso ad una classe dirigente senza scrupoli e alla religione capitalistica di portare l'Italia ad un livello di degradamento vergognoso. Sappiamo tutti - anche i meno istruiti - quanto tutto ciò sia caratteristico dei tempi del bunga bunga morale, politico, economico.
Una differenza notevole, tuttavia, tra quegli anni e i miei berlusconiani, risiede nell'assenza di voci in grado di spiegarci la società odierna con quella perspicacia spirituale. Oggi i filosofi e i poeti gracchiano, Pasolini invece interpretava e profetizzava. Si provi a rileggere i suoi scritti o ad ascoltare i suoi interventi per rendersi conto di quanto ogni sua parola sia straordinariamente attuale, tristemente attuale.

domenica 11 dicembre 2011

I 100 anni di Mahfuz

Spendo le ore più nobili del momento presente in una scuola d'italiano per rifugiati politici. Questo venerdì mi hanno chiesto di andare in una nuova classe per sostituire una delle insegnanti. Arrivo, mi presento, ci presentiamo. Tra i soliti rumorosi afghani, un bellissimo eritreo e un antipatico curdo, c'è un uomo egiziano. Quando mi dice che viene da Il Cairo sento salire la commozione, penso a piazza Tahir, a piazza Tahir colma di manifestanti e di volontà di cambiamento. Mi dice in un italiano stentato che è in Italia da circa 4 mesi, che fa il decoratore e si chiama Hanif. Per tutta la durata della lezione sento uno sguardo tenero e un sorriso altrettanto tenero seguirmi passo passo, mentre gli afgani fanno i gradassi e l'eritreo elegantemente parla nel suo italiano base.
Hanif mi ha ricordato la letteratura di Mahfuz. Oggi, 11 dicembre, ricorre il centenario della sua nascita. Qualche giorno fa in Egitto hanno nuovamente osato dire che i suoi libri incitano "alla prostituzione, all'uso della droga, alla promiscuità sessuale, all'ateismo". Peccato che egli sia stato uno dei riferimenti spirituali e culturali della primavera araba; peccato che egli sia stato insignito del premio Nobel in qualità di importante maestro contemporaneo - non solo per il popolo arabo; peccato che una giovane donna europea quando le nominano l'Egitto pensi subito a piazza Tahir e a Mahfuz (e non a Cleopatra e alle piramidi). Peccato, no! Per fortuna che c'è stato il suo pensiero.
Buon compleanno, Maestro Mahfuz.

"Quando il treno si fermò, vide che non c'era nessuno ad attenderlo. Dov'era il suo segretario? Dov'era il personale d'ufficio e i fattorini? Cercò con lo sguardo fra la gente in piedi sul marciapiede, ma non riconobbe nessuno. Cosa era accaduto? L'attacco nei pressi del Canale era stato violento, ma anche Il Cairo era in subbuglio?
Lasciò il suo posto nella parte anteriore della carrozza e s'incamminò verso l'uscita, valigetta in mano, sentendosi teso e irritato, poi preoccupato, finché, spinto da un impulso naturale, cominciò a osservare con attenzione i volti della gente".
(Autunno egiziano, 1962)


Le parole del signor G

C'è sempre un signor G che mi parla, che mi distende il volto e mi illumina lo sguardo. Sono le parole di un signor G "a caso" che mi regalano le energie necessarie per affrontare il chiacchiericcio sgrammaticato del mondo circostante.
Talvolta queste parole arrivano da terre di antica tradizione culturale e di pericoloso pensiero coevo; altre volte sono le parole di una certa musica d'autore italiana, come quella di Gaber, che hanno il compito di introdursi nel mio animo per purificarlo.
Certe domeniche hanno proprio un sapore pieno della Vita allorquando queste parole ti parlano...

Proposito d'amore - Giorgio Gaber

Quando la vidi
ricordo che mi invase lo stupore
e non la voglia
io non avevo più le mie paure
di fronte al nuovo e alla meraviglia.

Poi quell'attesa
di quando ingenuamente si prevede
il grande evento
la vera essenza di quello che mi accade
è solo il mio, insieme al suo sconvolgimento.

E non lo so se sia il destino oppure il caso
ma in questi tempi così ostili e incerti
mi prende l’innocente e un po' ambizioso
proposito di amarti.

Un grande amore
per crescere davvero
è l'emozione delle cose più preziose per la mia sopravvivenza
è la scoperta di una semplice realtà che muove il mondo intero
perché senza due corpi e due pensieri differenti
non c'è futuro.

Poi fatalmente
non riesco a ritrovare quasi mai
quei primi istanti
e non so neanche se sia proprio lei
la stessa donna dei nostri primi incontri.

E piano piano
diventa un voler bene consumato
un sogno spento
e in un silenzio colpevole e smarrito
io vado via col mio incostante sentimento.

E non capisco se sia di nuovo il caso
col mio bisiogno di uccidere e adorare
di avere ancora un forte e rigoroso
proposito di amare.
Un grande amore che ora sto cercando
non è bisogno di avventura né paura di vivere da solo
non è il richiamo dell'ennesima poesia ma un credo più profondo
perché senza due corpi e due pensieri differenti
finisce il mondo.
Perché senza due corpi e due pensieri differenti
finisce il mondo.



giovedì 1 dicembre 2011

Dicembre

Dopo una notte passata a disegnare e a cancellare possibili cambiamenti, mi sono svegliata con gli occhi gonfi e la mente altrettanto gonfia. Così, contravvenendo all'abitudine di leggere le notizie di prima mattina, ho deciso che la giornata sarebbe dovuta iniziare con una passeggiata calmante nei blog di letteratura. Con in bocca ancora l'amarezza per non riuscire a comunicare in modo dignitoso, mi sono imbattuta in Pasolini e in questi suoi versi. Incredibilmente attuali, incredibilmente miei.
Alla letteratura e alla musica lascio il compito di esprimermi in questo strano autunno. Perdonate, pertanto, se sono troppo citazionista. Non posso fare diversamente.


Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.

Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
(Pier Paolo Pasolini, Lettere Luterane)