sabato 29 dicembre 2012

Perdono

Scusate per l'italiano "sgangherato" che sovente è presente in questo spazio. Quando (QUANDO) mi capita di rileggere i post trovo sempre dei refusi, degli strafalcioni, dei periodi sintatticamente disordinati. Non ho giustificazioni, lo so, sono un'umanista e dovrei avere come priorità la bella lingua, ma mi...mi...scappano. Colpa del dialetto e di quel tourbillon di pensieri che tengo "dint' a capa", colpa soprattutto del fatto che non rileggo bene. 


venerdì 28 dicembre 2012

Nei dì di festa

In questi giorni di festa ci ricopriamo di tante parole che vorrebbero essere di buon auspicio per un giorno, un anno, una vita migliore. Molto spesso ce le ripetiamo senza convinzione, o addirittura senza crederci sul serio. In particolare, gli auguri per il nuovo anno sono quasi sempre una serie di raccomandazioni senza speranza, accompagnati spessissimo da lunghi sospiri. Almeno al sud, si parla del nuovo anno guardando sempre a quello passato che è stato inevitabilmente una "chiavica", e quindi quasi certi che il prossimo sia di quel taglio. Io tutte le volte paragono gli auguri del primo dell'anno alle condoglianze: non hanno nessun effetto rallegrante. "Auguri per questo nuovo anno, che sia pieno di tante belle cose. Spero vivamente che non sia come quello passato"; e subito dopo il profondo respiro segue il "chissà" con tanto di testa reclinata. 
Stamattina una mia amica mi ha mandato una mail di auguri con questa poesia di Pessoa, che vado a postarvi. Così ci facciamo gli auguri oggi, ultimo venerdì dell'anno, con il grande poeta portoghese e le sue parole particolarmente adatte a lunghi sospiri.
La traduzione è mia, pertanto è molto letterale. 
A te, Fernando, la parola.

A felicidade exige valentia

"Posso ter defeitos, viver ansioso e ficar irritado algumas vezes mas, não
esqueço de que minha vida é a maior empresa do mundo, e posso evitar que
ela  vá à falencia.

Ser feliz é reconhecer que vale a pena viver apesar de todos os desafios,
incompreensões e periodos de crise.
Ser feliz é deixar de ser vítima dos problemas e se tornar um autor da própria história.

É atravessar desertos fora de si, mas ser capaz de encontrar um oasis no
recôndito da sua alma.

É agradecer a Deus a cada manhã pelo milagre da Vida.
Ser feliz é não ter medo dos próprios sentimentos.
É saber falar de si mesmo.
É ter coragem para ouvir um "não".
É ter seguranca para receber uma crítica, mesmo que injusta.

Pedras no caminho?
Guardo todas, um dia vou construir um castelo..."

Fernando Pessoa


La felicità esige coraggio

Posso avere difetti, vivere ansioso ed essere irritato alcune volte, ma non dimentico che la mia vita è la più grande impresa del mondo, e posso evitare che essa vada in fallimento.
Essere felice è riconoscere che vale la pena di vivere nonostante tutte le sfide, le incomprensioni e i periodi di crisi.
Essere felice è smettere di essere vittima dei problemi e diventare autore della propria storia.
E' attraversare i deserti fuori di sé, ma essere capace di trovare un'oasi nel recondito della propria anima.
E' ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della Vita.
Essere felice è non avere paura dei propri sentimenti.
E' saper parlare di se stesso.
E' avere coraggio nel sentire un "no".
E' avere sicurezza nel ricevere una critica, sebbene ingiusta.

Pietre nel cammino?
Le ho conservate tutte, un giorno ci costruirò un castello..."


                                         Castello di Morcone (BN), X sec. circa. 

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale da Atlante

Atlante mi ha definito stamattina il mio Chirone dalle impervie terre d'Oriente dove ha la fortuna di vivere da più di un anno e dove passerà il secondo Natale consecutivo in compagnia di due europei e alcuni filippini e cinesi, lontano da chi rappresenta per lui "casa" e quindi "Natale". 
Dopo Aska (che è più un eteronimo), signorina G., Candy (come mi definì lui, sempre ironicamente, in quanto donna di Wild, come lo definii io per nulla in modo ironico), il mio nome vero e abbreviazioni di nome vero (MP) e cognome vero (Giaqui), eccone uno nuovo: Atlante. Esso trova la luce dopo giorni in cui il povero signor G. ha sopportato gli sproloqui della signorina G, che, essendo una femminuccia, innaffia le discussioni con tante esagerazioni. Avete mai sentito una donna tirare fuori le sue paturnie? Sembra che solo lei porti su di sé il peso di tante privazioni, amarezze, rinunce; che solo lei abbia il coraggio di tenere il rapporto sulla retta via, impedendogli di prendere strane deviazioni; che a lei va il merito di. 


Pertanto, accolgo volentieri il nuovo personaggio, perché mi rappresenta pienamente. Sì, spesso mi sento come Atlante. Ci sentiamo tutte come Atlante, se ne facciano una ragione i nostri gnomi. 
Buon Natale.


Through the years we all will be together 
If the Fates allow 
Hang a shining star upon the highest bough. 
And have yourself a merry little Christmas now




venerdì 21 dicembre 2012

The end of the world

Non avevo neanche aperto gli occhi stamattina allorquando la mia genitrice - prolifica di parole mattutine - ha cominciato a sventolarmi davanti gli occhi uno dei prodotti del consumismo anni '90, ovvero le mutandine rosse da regalare per il nuovo anno. Le aveva rinvenute in un cassetto, e ora le contemplava come la testimonianza di un'epoca lontana in cui il suo sedere aveva quelle forme. Giacché ormai non potrebbe più indossarle, ne faceva dono a me. In fondo non sono male, hanno sì quel pizzo tipico della fin de siècle, ma sono rimaste immacolate per tutti questi anni, quindi perché non indossarle magari proprio la notte di san Silvestro, come da tradizione? 
Mentre mia madre blaterava queste amenità, io mi sono ricordata che ieri sera avevo proprio indossato intimo rosso fuoco. Pertanto, inconsapevolmente, avevo atteso che finisse questo volgare mondo agghindata come la dea della fortuna vuole. 
Peccato però che, al risveglio, nessuna catastrofe redentrice sia ancora avvenuta, siamo tutti nei nostri posti a goderci il tempo che ci è stato assegnato, continuando a sporcare il pianeta con la nostra moralità da quattro soldi. Io vi scrivo sul mio letto di infanzia, mentre la mia gattina dorme ai miei piedi, il mio fidanzato mi augura il buongiorno dalla terra di nessuno, e il mio CV vola in giro per il mondo con una speranza di cambiamento sempre più fievole.
Quindi queste osannate mutande rosse portano bene o portano male?

ps: mio padre torna a casa verso mezzogiorno tutto compiaciuto per il suo nuovo acquisto. Si è regalato una centrifuga per prepararsi succhi di verdura! Mia madre lo guardava allibita, quasi non riconoscesse l'uomo che le stava davanti tutto emozionato per qualcosa che producesse cibi privi di grassi. Io saltavo tutta contenta perché finalmente qualcuno a me caro cominciava a sposare la mia fase bio. Questa sì che potrebbe essere la nuova fase Maya in casa G.


Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
Gesù di Nazareth


martedì 18 dicembre 2012

Il cadeau della fatina


Sta piovendo pioggia e nostalgia nel lugubre posto in cui un terribile mostro ha nascosto il piccolo signor G. L'ha preso dal suo bellissimo villaggio e l'ha spedito a lavorare nelle viscere della Terra, a scavare una galleria. Il piccolo signor G. si sveglia ogni giorno all'alba e lavora fino al tramonto, tutti i giorni, anche la domenica. Tuttavia è la sera il momento più faticoso, perché si ritrova solo nel suo freddo letto mentre la mente vola tra i dolci ricordi.
Oggi è stata una giornata particolarmente difficile, il mostro è stato più cattivo del solito. La pioggia e la nostalgia poi hanno reso il cuore del piccolo ancora più pesante. Così, appena entrato nella sua camera, è corso in un angolo e si è messo a piangere forte. "Mi hanno rubato il Natale" ripeteva il piccolo signor G. tra le lacrime. 
Il grido di dolore è stato talmente profondo che è giunto fino al cuore della fatina che vive tra le colline dove il piccolo signor G è cresciuto.Commossa, l'amorevole fanciulla ha deciso che avrebbe sfidato tutti i poteri dell'universo per portare un piccolo aiuto al suo amichetto. Purtroppo sa bene che non può nulla contro il mostro che l'ha rapito - il piccolo signor G è destinato a rimanere in un quel brutto posto fino al compimento della galleria, allorquando potrà essere finalmente libero di tornare a casa. Può, comunque, provare a fargli arrivare un cadeau di affetto, di quelli che per un po' fanno sentire meno la fatica e ridanno la speranza di un domani libero dalla presenza del mostro.
La fatina chiama in suo soccorso il giullare Sunny, gli chiede di fare tante capriole fino alla terra dove è nascosto il piccolo signor G. Il giullare Sunny, tutto fiero del compito che gli è stato richiesto, si mette il vestito più bello e pure il profumo più accattivante. Mentre fa le capriole nel mar Mediterraneo, però, il suo profumo attira le sirene, che alla vista del bellissimo ragazzo si mettono a cantare e gli fanno dimenticare la sua missione.
La fatina allora convoca il centauro Sergione, compagno di tante avventure del suo piccolo protetto. Il centauro Sergione si mette subito a disposizione, contento di poter aiutare il suo amico. Una sera, però, giunge in un villaggio, dove si sta svolgendo una grande festa: è la festa dell'arrosticino. Preso dal suo cibo preferito e dai fiumi di birra che i villani offrono agli stranieri, il centauro Sergione esagera e si addormenta. 
La fatina è disperata: adesso a chi mai potrà chiedere aiuto? C'è bisogno di qualcuno di veramente speciale, qualcuno che possa andare dritto al cuore del piccolo signor G senza lasciarsi incantare né dalle sirene né dal cibo. Ci vorrebbe proprio Woman in red, solo lei è in grado di portare a compimento una missione del genere, solo lei può superare tanti ostacoli e arrivare senza fatica dal piccolo in difficoltà.
Indossato il vestito rosso preferito e il sorriso più smagliante, Woman in red si mette in viaggio. Sfida le tempeste, le montagne, le tentazioni, la fatica, e giunge finalmente al cospetto del disperato amichetto.
"Mi hanno rubato il Natale" " mi hanno rubato il Natale", continua a ripetere il piccolo signor G. "Non è vero che ti hanno rubato il Natale", gli sussurra dolcemente Woman in red. "Io sono venuta apposta a impedire che ciò accada".
Nel sentire quella voce così soave, il piccolo signor G alza la testa e spalanca la bocca: non riesce a credere a cosa vede davanti a sé.
"La fatina mi ha dato la missione di ridarti il Natale. Se chiudi gli occhi, ti alzi e ti avvicini a me io ti darò il suo cadeau". Il piccolo signor G esegue le istruzioni di Woman in red. Si avvicina alla ragazza e - sorpresa, sopresa - viene avvolto da un abbraccio che lo fa diventare tutta luce e tutto calore. Le lacrime scompaiono dal suo volto, il cuore comincia a pulsare forte e pieno di speranza, il sorriso è di nuovo abbondante e fiducioso. 
"Come vedi, piccolo signor G, nel tuo cuore c'è di nuovo il Natale. Cerca di custodirlo bene, fai in modo che il mostro non si possa avvicinare ad esso. Hai la forza e il coraggio per evitare che te lo distrugga".
"Ora devo andare, il viaggio di ritorno è lungo e faticoso. Ci vediamo presto tra le nostre colline".
Il piccolo signor G, di nuovo vigoroso e sorridente, guarda Woman in red allontanarsi dietro a quelle brutte montagne. Sa che, una volta finita la galleria, la ritroverà tra le sue dolci colline, insieme alla fatina, al giullare Sunny e al centauro Sergione.
Si è fatto tardi, domani sarà un'altra dura giornata di lavoro. Si mette nel letto il piccolo signor G., prende sonno stringendo a sé forte il cadeau della fatina. Il Natale è di nuovo al suo posto. 

lunedì 17 dicembre 2012

Woman

Sono un numero sproporzionato le donne uccise quest'anno sul civile suolo italico da uomini incapaci di dominare rabbia, risentimento, frustrazioni, possesso.
Sono molte di più quelle che vengono massacrate ogni giorno dai loro pusillanimi maschi impauriti di fronte alla loro vulnerabilità. "E' fuori di testa", "non riesce proprio a gestire la sua emotività", "è troppo sensibile", "piange troppo", "fa un dramma per qualsiasi cosa", "è isterica": ciascuna di noi è stata etichettata con una di queste espressioni almeno una volta nella vita da uomini vicini.
Ho visto uomini tirarsi indietro di fronte a momenti di fragilità delle proprie compagne, li ho sentiti spaventati nel pensare che possano essere un cattivo esempio per i loro bambini con un umore così instabile.
A questi uomini rispondo che mai mai ho pensato che una qualsiasi delle mie amiche in preda ad un momento di difficoltà emotiva non potesse essere capace di amare il frutto del suo ventre, che non fosse capace di rialzarsi, di riscattarsi.
Ho visto amiche prendere antidepressivi per colpa di famiglie sfasciate; le ho viste assottigliarsi per causa di amori difficili e poi rifiorire nella storia successiva; le ho viste curarsi l'anoressia e diventare qualche anno dopo delle mamme amorevoli, presenti, attente; le ho sentite raccontarmi di aborti vissuti da sole perché il compagno non aveva avuto il coraggio di accompagnarle; le ho viste mangiarsi mezzo pandoro in un momento in cui il demone della bulimia si era impossessato di loro; le ho viste, poco più che ventenni, gestire uomini più grandi affetti da disturbi dell'umore gravi; le ho viste tradite, rinnegate, lasciate all'improvviso senza una parola; le ho viste urlare di dolore o farsi del male fisico a causa di abbandoni; le ho viste affrontare da sole depressioni post partum; le ho viste piangere per la mancanza di lavoro e per la carenza di affetto; ho visto amiche sicure di sé sgretolarsi alla prima occasione, ho visto amiche molto sensibili avere una forza d'animo che nessuno dei loro uomini possiederà mai.
Mi sono vista piangere nottate intere per espellere dal mio corpo una parola o un gesto offensivo; mi sono vista abbattuta, sconfitta, ricoperta solo delle mie lacrime; mi sono vista bambina guardare chi mi stesse facendo del male; mi sono vista adulta portare con me quei demoni. Tuttavia, giammai ho creduto che non sarei stata capace di amare in modo sano. Ho sempre pensato che la mia fragilità sia la mia ricchezza: è quel terzo occhio che mi consente di penetrare nell'altro, di accoglierlo, di comprenderlo, di non condannarlo a priori e a posteriori.
E' grazie a questa emotività che io do fiducia a me stessa, alle mie amiche, a quegli uomini impauriti. Nonostante tutto e a dispetto di tutto.



A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso          
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

Alda Merini


                                          Persona, Ingmar Bergman (1966)

domenica 16 dicembre 2012

Domenica da G. a G.


Abito sempre qui da me, 
in questa stessa strada che non sai mai se c'è 
e al mondo sono andato, 
dal mondo son tornato sempre vivo.

Ho ancora la forza di starvi a raccontare 
le mie storie di sempre, di come posso amare, 
di tutti quegli sbagli che per un 
motivo o l'altro so rifare.
(Ho ancora la forza)



Mi affascina il mistero delle vite
che si dipanano lungo la scacchiera
di giorni e strade, foto scolorite
memoria di vent'anni o di una sera.
E mi coinvolge l'eterno gocciolare
e il tempo sopra il viso di un passante
e il chiedermi se nei suoi occhi appare
l'insulto di una morte o di un'amante,
la rete misteriosa dei rapporti
che lega coi suoi fili evanescenti
la giostra eterna di ragioni o torti
il rintocco scaglioso dei momenti,
il mondo visto con gli occhi asfaltati
rincorrendo il balletto delle ore
noi che sappiamo dove siamo nati
ma non sapremo mai dove si muore.
(Vite)


venerdì 14 dicembre 2012

O la macchina o l'amore!

Spesso la mattina cerco di farmi passare il tempo accompagnando i vicini di casa anziani o senza patente per i negozi, alla posta o in visita al cimitero. Stamane la tappa era il supermercato, ove la signora Lina, di anni 81, avrebbe saccheggiato il bancone di torrone in vista delle prossime vacanze natalizie allorquando verranno in visita i nipoti settentrionali.
Vedendomi uscire con le chiavi della macchina, la mia più vicina di tutti (siamo porta a porta, finestra a finestra, cuore a cuore) mi ha chiesto di andare a pagare per lei l'odiosa bolletta del gas. Entro al tabacchi con questa missione, ne esco con un gratta e vinci da due euro. Mentre aspetto che l'infaticabile Lina finisca in macelleria (oggi ha fatto tappa in due supermercati e una macelleria, altre volte mi tocca pure la merceria e la profumeria!), gratto in silenzio nella mia macchina. Guardo i numeri e mi sembra di aver vinto addirittura 100 mila euro! 
Torno a casa con il cuore in gola, con mamma e papà controlliamo per bene il biglietto e ci sembra proprio di aver beccato quello vincente. A quel punto si mette in moto l'immaginazione: la prima cosa che farò è cambiare la macchina. La nostra amata y10 verde bottiglia del 1992 è allo stremo, ad ogni sampietrino grida di dolore, sarebbe tempo di mandarla in pensione. Io e mamma cominciamo già a immaginarci il nostro nuovo mezzo di trasporto, mentre papà pensa a fare il gradasso: "mò ti credi quanto sono 100 mila euro" (il suo conto in banca se la sogna una cifra tale, ma gli piace fingere di essere abbiente). Ricontrolliamo bene le istruzioni e scopriamo che abbiamo vinto solo un pugno di illusioni. Ci eravamo confusi con le regole del gratta e vinci da un euro.
Quindi niente nuova macchina, niente regalo di Natale in migliaia di euro per la mia vicina della bolletta in bolletta, niente nuovo computer, niente viaggetto con il mio ingegnere del cuore. In compenso, proprio stamattina ho perso 20 euro, nel pomeriggio devo cacciare 100 euro per la riparazione del portatile e lunedì ben 700 dal dentista! 
D'altra parte proprio il mio ingegnere di prima mattina con una telefonata inaspettata mi aveva fatto sentire tanto fortunata...mica si può avere tutto dalla vita? Sigh! 


Meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti.
Epicuro, Lettera a Meneceo 

giovedì 13 dicembre 2012

Parole da donare

Fin da piccola ho sognato di insegnare. Alle elementari, il pomeriggio dopo aver finito i compiti, allineavo tutti i giocattoli di forma umana (a cui avevo dato un nome e una connotazione caratteriale ben definita, a volte anche familiare) e insegnavo loro tutto ciò che avevo appreso in classe la mattina. Poiché la mia era una scuola vecchio stampo, con interrogazioni e voti, riproducevo il medesimo schema a casa: avevo il registro sul quale annotavo i risultati e una lavagnetta al cospetto della quale i miei alunni dovevano dimostrare di aver appreso gli insegnamenti. Giacché ero anche una bambina pregna di storie, inventavo il post scuola con i ragazzi che si fidanzavano tra di loro o le difficoltà con i genitori.
Nella vita irreale insegno varie cose in momenti discontinui, in quella reale, cioè di stallo occupazionale tipicamente made in Italy, penso a cosa vorrei realmente donare ai miei ragazzi: insomma leggo, studio, approfondisco sempre a titolo personale e gratuito.
In questi giorni mi ronza una frase che mi piacerebbe usare in una lezione di filosofia al liceo (nel mondo irreale mi piacerebbe insegnare storia e filosofia; nel mondo reale non c'è spazio nemmeno per pensarla un'assurdità del genere); sono le parole che danno l'avvio alla Metafisica di Aristotele: 

"Tutti gli uomini tendono per natura al sapere".

Vale a dire che tutti gli uomini non solo posseggono il desiderio di ricerca, di conoscenza, di sapienza, ma possono conseguirlo. Inseguire, amare, allattare il proprio sapere e poi metterlo al servizio di se stessi e della comunità: questo vorrei scolpire nel cuore degli adolescenti, questo vorrei scolpire innanzitutto nel mio di cuore. Forse per questa ragione vago per la mia minuscola camera cercando il modo di ingabbiare quelle parole. Devo scriverli i pensieri per non perderli: ho questo bisogno spasmodico di cementarli. 
Mi sono appuntata la frase su un foglietto e l'ho appiccicata al muro. Tuttavia mi piacerebbe scriverlo bello visibile sull'armadio, come feci da ragazzina quando sentii l'impulso di scrivere "da qualunque parte tu venga, tu non sei un estraneo" con un pennarello indelebile. Crescendo ho provato a cancellarlo, ma è lì che ancora si vede. Ringrazio i miei genitori per non essersi arrabbiati per aver imbrattato un mobile, forse avevano capito che in quella frase di Primo Levi c'era in nuce una tendenza, anzi due, del mio carattere: quella a non considerare l'altro straniero e quella di dovermi esprimere attraverso le parole degli altri. Quelle stesse parole che, a mio parere, non andrebbero serbate dentro di sé, ma dovrebbero essere donate affinché producano molto frutto anche negli altri. 

venerdì 7 dicembre 2012

Spettacolo di luci a Salerno

Segnalo un bell'evento natalizio e una bella città da visitare con questo post.
Si tratta di Salerno, che anche quest'anno propone un'esposizione di arte luminosa curata da artisti. Un bel modo per ornare e rendere alquanto suggestive le vie del centro città, e per attrarre tanti visitatori.
Oltre alle luci mi ha colpito la compostezza e l'eleganza di questa città campana: niente venditori ambulanti, niente carte per terra, niente baccano, ma solo tantissime persone che si infilavano nelle stradine del quartiere più antico e nei negozi del corso senza creare fastidio alcuno.
http://lucidartista.comune.salerno.it/static/luci/LUCI_D-ARTISTA_2012-4242.aspx





sabato 1 dicembre 2012

Pochi propositi per terminare l'anno

Ho ancora tutto dicembre per portare avanti dei propositi in questo 2012 latitante di obiettivi veri e perseguiti.
Giacché pare che non sia mai troppo tardi, eccomi qui oggi, primo giorno del mese ultimo dell'anno, a stilare un elenco abbordabile per il mio anarchico carattere che mi consenta di poter chiudere l'annata con un "risultati raggiunti".

1) per prima cosa devo dedicarmi a questo spazio, lasciato per troppo tempo senza voce. Le idee ci sono, i pensieri sono persino allineati, quello che manca è l'atto del mettersi a scrivere. Pertanto, signorina Aska, le chiediamo di creare almeno 10 post;

2) iniziare veramente e portare a termine I miserabili;

3) le lingue! Prendere in mano i libri di inglese e portoghese (magari anche francese) e studiare studiare studiare. Ma seriamente! 

4) evitare i dolci almeno fino alle feste (di tutti i punti è stranamente la cosa che mi risulta più facile da fare);

5) meno social network più filosofia;

6) cambiare rotta al pensiero: ogni volta che ti viene in mente un pensiero contorto, lacerante, ammorbante, rispondere subito con l'esatto contrario. Cominciare a praticare il Positive thiking, per te per Stefano per il mondo intero. 

Pronti? Viaaa.