lunedì 17 dicembre 2012

Woman

Sono un numero sproporzionato le donne uccise quest'anno sul civile suolo italico da uomini incapaci di dominare rabbia, risentimento, frustrazioni, possesso.
Sono molte di più quelle che vengono massacrate ogni giorno dai loro pusillanimi maschi impauriti di fronte alla loro vulnerabilità. "E' fuori di testa", "non riesce proprio a gestire la sua emotività", "è troppo sensibile", "piange troppo", "fa un dramma per qualsiasi cosa", "è isterica": ciascuna di noi è stata etichettata con una di queste espressioni almeno una volta nella vita da uomini vicini.
Ho visto uomini tirarsi indietro di fronte a momenti di fragilità delle proprie compagne, li ho sentiti spaventati nel pensare che possano essere un cattivo esempio per i loro bambini con un umore così instabile.
A questi uomini rispondo che mai mai ho pensato che una qualsiasi delle mie amiche in preda ad un momento di difficoltà emotiva non potesse essere capace di amare il frutto del suo ventre, che non fosse capace di rialzarsi, di riscattarsi.
Ho visto amiche prendere antidepressivi per colpa di famiglie sfasciate; le ho viste assottigliarsi per causa di amori difficili e poi rifiorire nella storia successiva; le ho viste curarsi l'anoressia e diventare qualche anno dopo delle mamme amorevoli, presenti, attente; le ho sentite raccontarmi di aborti vissuti da sole perché il compagno non aveva avuto il coraggio di accompagnarle; le ho viste mangiarsi mezzo pandoro in un momento in cui il demone della bulimia si era impossessato di loro; le ho viste, poco più che ventenni, gestire uomini più grandi affetti da disturbi dell'umore gravi; le ho viste tradite, rinnegate, lasciate all'improvviso senza una parola; le ho viste urlare di dolore o farsi del male fisico a causa di abbandoni; le ho viste affrontare da sole depressioni post partum; le ho viste piangere per la mancanza di lavoro e per la carenza di affetto; ho visto amiche sicure di sé sgretolarsi alla prima occasione, ho visto amiche molto sensibili avere una forza d'animo che nessuno dei loro uomini possiederà mai.
Mi sono vista piangere nottate intere per espellere dal mio corpo una parola o un gesto offensivo; mi sono vista abbattuta, sconfitta, ricoperta solo delle mie lacrime; mi sono vista bambina guardare chi mi stesse facendo del male; mi sono vista adulta portare con me quei demoni. Tuttavia, giammai ho creduto che non sarei stata capace di amare in modo sano. Ho sempre pensato che la mia fragilità sia la mia ricchezza: è quel terzo occhio che mi consente di penetrare nell'altro, di accoglierlo, di comprenderlo, di non condannarlo a priori e a posteriori.
E' grazie a questa emotività che io do fiducia a me stessa, alle mie amiche, a quegli uomini impauriti. Nonostante tutto e a dispetto di tutto.



A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso          
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

Alda Merini


                                          Persona, Ingmar Bergman (1966)

2 commenti:

  1. Aska, non so se te l'ho mai detto. Ma la tua eleganza nella scrittura mi piace da morire! E poi questo post è bellissimo, mi ha commossa! un bacio grande e tanti auguri di buone feste :)

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  2. Sara, grazie mille! Riuscire a coinvolgere te, che hai una certa levatura, mi onora profondamente.
    Buonissime feste a te.

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